tag:blogger.com,1999:blog-4287891093398028762024-03-13T02:46:59.396+01:00Anche i papà hanno il pancioneMassimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.comBlogger560125tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-11049778376467440082019-04-02T23:17:00.001+02:002019-04-02T23:17:12.349+02:00Mio papà esultava ai gol di VialliMia nonna paterna nel 1995 fu operata di tumore benigno alla spina dorsale.<br />
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Ne uscì bene, tanto bene che dopo l'operazione ebbe modo di fare un brindisi insieme al chirurgo che l'aveva operata per festeggiare la retrocessione della squadra nemica. Si, parliamo di calcio, sì, molti diranno roba da matti. Ma questo post non poteva che iniziare così, per far capire che tifosi non si diventa, ma si nasce, anzi lo si è da sempre, prima dentro i nostri nonni, poi dentro i nostri padri. Non è vero per tutti, ma per me sì, e questo mi basta per raccontare quello che succede in queste ore. Un anniversario.<br />
<br />
Io sono tifoso, ma tanto, tanto, tanto, perché lo era mio padre, e mio padre era tifoso, ma tanto, tanto, tanto, perché lo era sua madre, mia nonna, che il giorno dello scudetto della Sampdoria al gol di Cerezo urlò <i>"bello u me Toninho!", </i>con le mani che le stringevano il volto. Io avevo dieci anni non compiuti, i mie primi ricordi del ramo paterno sono tutti legati alla Sampdoria, non ci posso far niente e non ci voglio far niente. Mi piace. Parecchio.<br />
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In queste ore, diciannove anni fa persi il mio papà. Vado verso i trentotto anni, dunque da oggi avrò vissuto più senza padre che insieme a lui. Insieme, poi, che parolone: il mio era uno di quei padri separati che vedono il figlio ogni quindici giorni, e per due settimane d'estate. Ho fatto i conti: tolte le ore di sonno, ho avuto la compagnia di mio padre per 450 giorni, un anno e spiccioli. Cosa abbiamo fatto in questo tempo, non lo racconterò qui, lo so io, lo sa lui, e tanto basta. Quello che non volevo lasciar vuoto era questo anniversario particolare, la sensazione che quel passato è compromesso, sfocato, fuggito. Sono diventato papà senza un papà, ho fatto la maturità senza papà, mi sono innamorato senza papà, ho visto crollare le Torri Gemelle senza papà, ho pagato con i primi euro senza papà. C'è stata una vita con papà, non fatico a ricordarla, ma sembra quasi la vita di un'altra persona. Poche cose me la ricordano come la mia stessa vita e una di quelle poche cose è la Sampdoria. La prima volta che ho visto una partita in tv ero con lui, la prima volta che ho visto una partita allo stadio ero con lui. La prima persona che ho visto urlare e piangere di gioia per un gol è lui. La prima parolaccia per una sconfitta l'ho sentita da lui. I primi cori da stadio li ho imparati da lui. Il primo gagliardetto blucerchiato l'ho visto appeso a casa sua, ed è grazie a quel gagliardetto che ho imparato la sequenza di colori. Blu, bianco, rosso, nero, bianco, blu. Il primo corteo in piazza l'ho vissuto con lui, il 19 maggio del 1991, il giorno del Tricolore. Era la Samp d'oro, quella di Paolo Mantovani, di Boskov, di Mancini e di Vialli.<br />
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Ed ecco perché in questi giorni in cui si parla di Vialli come possibile Presidente della Sampdoria ho sentito la testa ballare, perché mi sono agganciato alla mia infanzia, ai ricordi che mi legano alla vita con mio papà. L'ho rivisto esultare, sventolare la bandiera fuori dalla finestra, come un pazzo, ma un pazzo simpatico, un pazzo come me.<br />
<br />
Non so se le mie figlie diventeranno così tifose, così pazze, non le forzerò ma ci spero. Di sicuro racconterò loro, quando sarà tempo, come e perché sono nato tifoso della Sampdoria, come e perché il loro papà, come il loro nonno che non hanno mai visto, quando la Samp fa gol non riesce a trattenersi...<br />
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...lui esultava ai gol di Vialli, io potrei vederlo come Presidente.<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Jr-5_kVhg4E/XKPRSSYzl_I/AAAAAAAADJo/U6ircuFY04ABamOXbN_LYInRlbClz7omgCLcBGAs/s1600/vialli.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="318" data-original-width="631" height="161" src="https://1.bp.blogspot.com/-Jr-5_kVhg4E/XKPRSSYzl_I/AAAAAAAADJo/U6ircuFY04ABamOXbN_LYInRlbClz7omgCLcBGAs/s320/vialli.jpg" width="320" /></a></div>
<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-11436663159139383022019-03-22T12:33:00.001+01:002019-03-22T12:33:47.021+01:00Per fare un tavoloHo dato la mia prima zappata nella terra meno di cinque anni fa, quando per la prima volta in vita mia ho avuto sotto i piedi un terreno mio (al momento più della banca che mio...) e guardandolo mi sono detto: "cosa me ne faccio?".<br />
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Mi ricordo molto bene la prima aiuola di terra e i primi semi messi a dimora, quelli di zucchine, una pianta piuttosto semplice da coltivare. Tre scavi concavi, al centro un altro piccolo scavo con 3 semi, le prime foglie - anzi, dicotiledoni - che spuntano, e poi la crescita. Le piante crebbero abbastanza rigogliose, ma di zucchine ne fecero ben poche. Eppure, che soddisfazione! Mi ricordo anche i meloni, anche se piccoli molto gustosi, e poi i pomodori, forse la coltivazione che ha dato più frutti. E pensare che gli adulti di famiglia non li mangiano, fu una pianta messa a terra per le nostre bimbe, perché per fortuna a volte accade che i figli prendano gusti diversi dai genitori.<br />
<br />
Questi esordi bucolici - che poi hanno avuto un seguito scarso ma costante, spostandosi in ambito ovicolo (le galline puliscono i terreni e danno uova col minimo sforzo...) - sono stati richiamati alla memoria dal progetto orto scolastico che oggi ha avuto il suo <i>taglio del nastro</i>. Un piccolo appezzamento abbandonato è stato recuperato grazie alla volontà di maestre e genitori, per consentire agli abitanti della scuola di toccare con mano che i frutti della terra si chiamano così perché nascono <i>davvero</i> dalla terra, e non si materializzano come per magia nei supermercati.<br />
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Speriamo sia un progetto duraturo e che i bambini possano portarsi a casa un insegnamento per sempre, che dai libri e dalla teoria spesso non emerge, che poi è la base della vita stessa: la natura ci può donare moltissimo, ci può donare tutto, ed è per questo che il rispetto della terra - e di chi ogni giorno vi dedica tempo e sudore - è sacro. Un rispetto che troppe volte vediamo calpestato, quando con fastidio notiamo i mozziconi di sigarette sparsi in giro, le discariche abusive di elettrodomestici, le spiagge estive al tramonto con più rifiuti che sabbia.<br />
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Noi a scuola, e in famiglia, il nostro piccolo lo stiamo facendo, e come mi hanno insegnato quando ero io il bimbo: <i>"non tanto da pochi, ma un poco da tutti".</i><br />
<i><br /></i>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-g03uVNMIBW4/XJTHbUvBnRI/AAAAAAAADIw/8M0cnTcEaWsSQxDpIEfWuzY_pgnG8_C1gCEwYBhgL/s1600/ortoscuolaprima.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="640" data-original-width="640" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-g03uVNMIBW4/XJTHbUvBnRI/AAAAAAAADIw/8M0cnTcEaWsSQxDpIEfWuzY_pgnG8_C1gCEwYBhgL/s320/ortoscuolaprima.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">L'area com'era prima...</td></tr>
</tbody></table>
<i><br /></i>
<i><br /></i>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-fYbhOaNRk5Y/XJTHbxdESdI/AAAAAAAADI0/i4r6H2ZEJNcCk5eAvfFtKN462-nXwGu8QCEwYBhgL/s1600/ortoscuola.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="180" src="https://3.bp.blogspot.com/-fYbhOaNRk5Y/XJTHbxdESdI/AAAAAAAADI0/i4r6H2ZEJNcCk5eAvfFtKN462-nXwGu8QCEwYBhgL/s320/ortoscuola.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">...e com'è adesso</td></tr>
</tbody></table>
<i><br /></i>
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<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-59454100995443443072019-03-15T09:25:00.000+01:002019-03-15T09:25:42.454+01:00Einstein & LeiLei è <a href="https://greisonanatomy.com/" target="_blank">Gabriella Greison</a> ma anche Mileva Maric, una donna che non sta sui libri di storia per puro caso. Ha abitato il mondo nello stesso periodo in cui Marie Curie veniva invitata dal marito a ritirare il premio Nobel con lui, per rispetto verso la sua persona, riuscendo così ad accreditarla nel mondo accademico e della ricerca scientifica. Mileva invece, nei vent'anni passati insieme ad Albert Einstein, restò confinata nell'archetipo di donna madre e moglie, pur avendo contribuito, in particolare nei primi anni di frequentazione, a sviluppare insieme al marito i prodromi della sua Teoria della Relatività. Lui filosofeggiava, passava le giornate al Cafè Metropole, lei faceva i calcoli e allattava i figli.<br />
<br />
La storia l'abbiamo sentita e vista da vicino a teatro, in un monologo tirato, denso, fresco. Non è facile rendere interessante una materia come la fisica, Gabriella Greison ci riesce benissimo, portando sul palco una figura storica complessa, duettando a volte con una voce fuoricampo, a volte con un cappello di scena, senza mai perdere ritmo. Dalla seconda fila non ci siamo persi nulla, nemmeno le smorfie e qualche intoppo di scena, ma come recita la Greison-Maric sul finale, <i>sono le imperfezioni a rendere tutto perfetto</i>. Sempre nel finale, scopriamo che Mileva Maric, dopo aver mollato Einstein, riscopre una serie di possibilità nuove, e scopriamo anche che nel confronto con la sua musa, Marie Curie, nessuna esce vincente: Mileva è amata dai figli ma ha rinunciato alla carriera, pur avendo doti eccellenti, Marie ha infilato due Nobel in due materie distinte ma ha perso il rapporto con i figli, che quasi "non la conoscono".<br />
<br />
Triste, vero. A fine spettacolo ci siamo interrogati su cosa sia cambiato a 120 anni di distanza. Forse ancora troppo poco. Alle donne durante i colloqui di lavoro viene chiesto se hanno figli o se vogliono averne a breve. Ai maschi no. E nella vita privata, è cambiato qualcosa? In pratica, non molto: il rapporto tra Albert e Mileva si è deteriorato e quando lui ha cercato di soggiogarla ai suoi voleri, confinandola dentro il recinto di madre e sguattera, lei ha fatto i bagagli e se n'è andata. Quella della "moglie di Einstein" è una storia senza tempo, anzi senza spaziotempo. La ritroviamo ancora qui, vicina a noi, una di quelle imperfezioni culturali che non rendono tutto perfetto, ma che devono spingerci a fare qualcosa per cambiare il corso degli eventi. Con due figlie che viaggiano verso la post-infanzia, sono valutazioni che a volte mi preoccupano. Mi perdo a sognare per loro un futuro dentro ambienti dove la donna può eccellere: lo sport, l'arte, la cultura. Auguro a loro un futuro da campionesse, qualsiasi strada sceglieranno di prendere, anzi auguro loro di poter avere questa scelta, e che qualcun'altro non scelga per loro.<br />
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<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-59743119832198150402019-03-11T17:05:00.000+01:002019-03-11T17:05:02.394+01:00Quella volta sul ponte, le mie due righeDurante la latitanza dal blog qui da noi è successo quel che tutti sapete.<br />
Per noi era un ponte familiare: ci passiamo tutti i giorni - ci passavamo sotto ma ci passiamo tuttora, guardandolo scomparire in attesa del nuovo ponte.<br />
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Tra le numerose iniziative nate dopo il 14 agosto 2018, una, manco a dirlo, che riguarda la scrittura, mi aveva spinto a raccontare il mio ponte. Il risultato? Un racconto che è finito nella raccolta curata da Luca Bizzarri. "Quella volta sul ponte", qui di seguito riporto il mio testo.<br />
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***<br />
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<b>Prima e dopo</b><br />
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<i>Alcuni lo chiamavano il ponte di Brooklyn, un misto di ironia e superbia, gli ingredienti di noi genovesi, e ognuno di noi ha almeno una storia o un minuto da dedicare a questa infrastruttura che ora fa parte della cronaca - che domani si chiamerà Storia - della nostra Città.</i><br />
<br />
Oggi le bimbe mi hanno chiesto di vedere il ponte.<br />
Per la cerchia di amici e contatti di un genovese non serve specificare quale. Nelle nostre vite sarà sempre quel ponte. Viadotto Polcevera, il Morandi, il nostro Brooklyn, sono appellativi inutili.<br />
Il ponte è il ponte.<br />
Rispettando la loro richiesta, non senza qualche dubbio, stamattina ho fatto una deviazione rispetto alle faccende che avevamo da fare - veterinario e spesa - e siamo passati a Campi, nel parcheggio dell'Ikea.<br />
Strade chiuse, transennate, vuote, strade in cui passiamo tutti i giorni nel tragitto andata e ritorno casa, scuola, lavoro.<br />
Traffico anomalo.<br />
Polizia.<br />
Altissime gru gialle.<br />
Subito mi sono sentito come quelli che a Cogne, tanti anni fa, chiedevano quale fosse la casa della Franzoni, poi ho capito.<br />
Ho capito che alla loro età le informazioni non vengono digerite ed elaborate come dagli adulti.<br />
Volevano vedere per rendersi conto, vedere per vedere. I media, le tv, i giornali, le foto, per loro fanno parte di un mondo che è fuori dal raggio visivo, lontano dai sentimenti quotidiani.<br />
Ginevra appena lo ha visto ha detto: "ma allora è vero".<br />
Già.<br />
In fondo l'ho pensato anche io.<br />
Anche per me era la prima volta, in effetti.<br />
Nei giorni precedenti ero passato di sfuggita ma senza fermarmi.<br />
Ma allora è vero.<br />
E’ vero che non ci sei più, o meglio, che ci sei ancora ma sei ferito, condannato a morte. Tu, che nella mia infanzia, tornando dai luoghi di villeggiatura, rappresentavi con quelle strane impalcature grigie un approdo sicuro e immancabile. La porta di casa, perché mio nonno preferiva evitare i Giovi e fare il Turchino. Meno curve strette e meno rischi, per suo nipote, di soffrire il mal d'auto. Ed ecco che il passaggio sul ponte di Brooklyn era obbligatorio: la galleria di Genova Aeroporto e poi sbucava lui, a sinistra la valle e i monti, a destra il mare, sotto le vertigini e uno dei tanti torrenti di pietre, sassi ed erbacce, e di acqua per pochi giorni all’anno. Un panorama che non sarà più lo stesso, nemmeno quando sorgerà un altro ponte, sarà diverso, sarà fatto di acciaio, dicono, ma non solo. Sarà fatto di ricordi e magone, perché ci sarà a Genova una vita prima del crollo e una vita dopo il crollo. Più di ogni alluvione, più della Haven, più della Torre Piloti. Le nostre storie, i nostri racconti, le nostre esperienze, avranno un prima e un dopo, e lo zero sarà il Quattordici Agosto Duemiladiciotto. Dopo, anzi già adesso, in queste ore, percorreremo strade che avevamo abbandonato. Riscopriremo nuovi modi di vivere e spostarci.<br />
Infine, verrà il giorno in cui il nuovo Morandi, il nuovo Viadotto Polcevera, sarà inaugurato, e ci diranno che sarà migliore di quello che c’era prima, che sarà più sicuro, che sarà incrollabile. Ma noi sapremo che mentiranno, e sapremo che non sarà mai più il nostro ponte di Brooklyn. E passando sopra al suo erede, non guarderemo a sinistra, non guarderemo a destra, non guarderemo sotto. Guarderemo avanti, agganciati col pensiero alla terraferma, alla vita, a quel minuto in più che può salvarci o distruggerci.<br />
E ringrazieremo, perché potremo dire che per noi c’è stata, da una parte all’altra del nostro Brooklyn, una vita prima e una vita dopo.<br />
<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-48449128430329679322019-03-08T16:50:00.000+01:002019-03-08T16:51:28.805+01:00Try to do the good thing (per esempio, tornare a scrivere)Si riparte.<br />
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Su Facebook un manipolo di fan della pagina di questo blog ha risposto "presente" alla chiamata, dopo quasi un anno di silenzio. Questo blog è nato per me, eppure aveva raggiunto un discreto seguito, e a dirla tutta non mi solletica l'idea di mantenerlo pensando di parlare ad una sala vuota. Se qualcuno mi legge, mi fa piacere e so di comunicare a qualcuno. Questo posto non è più la stanza dove ammucchiavo giorno per giorno le sensazioni del diventare - e poi essere - padre. Il pancione è lontano e le dinamiche del tempo ci hanno portato dentro la scuola primaria, ad una totale autonomia nel vivere e nel gestirsi delle mie figlie, l'altro giorno gliel'ho detto,<i> ora che sapete tagliarvi la carne da sole col coltello</i>, siete a posto. Anche sui compiti a casa stanno raggiungendo un discreto grado di indipendenza, così come nei giochi. Scivolano via, <i>festina lente </i>si avviano verso l'infanzia matura, verso mondi nuovi.<br />
<br />
E così questo blog diventerà (anche) qualcos'altro.<br />
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Ho provato ad aprire spazi alternativi dove raccontarmi, ma senza successo e costanza.<br />
Ritorno qua, dunque, all'origine, un luogo in cui ho capito che la scrittura poteva diventare parte importante della mia vita, e sembra che in qualche modo sia successo davvero: alcuni miei racconti sono stati premiati, altri sono finiti dentro dei libri di carta, così come di carta, da Luglio, sarà il mio libro d'esordio, una storia scritta quasi quindici anni fa, una storia di amicizia ambientata nel Medioevo. Aspetto l'editing e la copertina, tra qualche settimana, al tramonto della primavera, potrà dirvi qualcosa di più preciso.<br />
<br />
Nel frattempo, quel manipolo che continua a seguirmi potrà leggermi qui.<br />
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(ah, sì, ho anche fatto il settimo tatuaggio. Prova a fare la cosa giusta, una di queste cose è proprio questa: tornare qui!)<br />
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<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-65002137165352669632018-07-17T10:59:00.000+02:002018-07-17T10:59:04.343+02:00Stop agli Stop PostQuando gli anni si contavano in mesi avevo inaugurato una serie di post per ricordare le tappe di crescita delle bimbe associandole all'abbandono di un oggetto della fase neonatale. Biberon, ciucci, e via dicendo.<br />
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Ne mancava uno, il dodicesimo, che segue <a href="http://diventaregenitori.blogspot.com/2015/09/stop-post-11-ginevra-e-grande.html" target="_blank">questo</a>, di tre anni fa. La pubblicazione è in ritardo rispetto alla data precisa e conduce anche questo blog verso un'età più adulta: abbiamo abbandonato in via definitiva i pannolini notturni, che negli ultimi mesi, per Adelaide, erano più serviti per una sicurezza nostra che per altro, mantenuti per pigrizia dei genitori.<br />
<br />
Fino a quattro anni per uscire di casa un'oretta la dotazione era di tutto rispetto: almeno un passeggino, cambi di pannolino di emergenza, un cambio vestiti che non si sa mai, qualche ciuccio.<br />
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Oggi (in realtà da un bel po') siamo liberi da tutti questi <i>fardelli, </i>compreso quel panno notturno che ci teneva ancora un poco aggrappati ad un'esistenza che nei fatti non è più nostra.<br />
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Nuotano, vanno in bici senza rotelle, fanno vita sociale in vacanza. I pannolini erano ormai di un'altra dimensione. Un'altra vita, verrebbe da dire!<br />
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<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-8kQeewtc_3I/W02vtlIvuvI/AAAAAAAADC0/0AEbhXVMGYEuK627iXHkdroPEKX5pY8ygCLcBGAs/s1600/stop-post12.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="720" data-original-width="960" height="240" src="https://2.bp.blogspot.com/-8kQeewtc_3I/W02vtlIvuvI/AAAAAAAADC0/0AEbhXVMGYEuK627iXHkdroPEKX5pY8ygCLcBGAs/s320/stop-post12.jpg" width="320" /></a></div>
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<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-10150068680600248682018-05-09T08:55:00.000+02:002018-05-09T08:55:04.831+02:00Fammi crescere i denti davanti (mentre faccio il test Invalsi)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-oROw3I2zJbQ/WvKbASE8HcI/AAAAAAAAC-w/ytd_Pv6sgZAdIVd6RrEALt2e2yIon4CTACLcBGAs/s1600/INVALSI2018-300x194.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="194" data-original-width="300" src="https://1.bp.blogspot.com/-oROw3I2zJbQ/WvKbASE8HcI/AAAAAAAAC-w/ytd_Pv6sgZAdIVd6RrEALt2e2yIon4CTACLcBGAs/s1600/INVALSI2018-300x194.jpg" /></a></div>
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Ginevra oggi ha il primo test INVALSI (e finalmente ho scoperto per cosa sta questa strana parola che da un decennio perseguita il mondo scolastico: Istituto Nazionale per la VALutazione del Sistema educativo di Istruzione e di formazione). E' il suo primo esame: docenti esterni, tempi precisi, domande a risposta chiusa. In realtà un test in cui viene valutata la scuola e non l'individuo, ma è l'alunno a rispondere, a sostenere l'impegno, a farsi carico, in 45 minuti, di <i>dire</i> se la scuola lo sta preparando bene o se c'è qualche lacuna educativa da tappare.<br />
<br />
E dato che l'esame di quinta è stato abolito (no comment!), io dico evviva i test INVALSI: utili o meno, almeno rappresentano per gli alunni un momento di confronto con sé stessi e con quanto hanno imparato fino ad ora. Loro, da soli, un foglio e una penna. Ne vivranno tanti da qui in poi, meglio cominciare presto.<br />
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Ginevra li sta affrontando con la <i>finestra in bocca</i>, i due denti davanti caduti. Ci hanno messo parecchio, ma alla fine hanno ceduto e insieme agli INVALSI mi hanno convinto a tornare qui, sul blog.<br />
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Non più un appuntamento quotidiano, nè settimanale, nè mensile. Ogni tanto busso ed entro, per vedere che effetto fa...Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-1725650082962101922018-01-02T13:43:00.000+01:002018-01-02T13:43:16.920+01:00Cose che non tornanoA metà Dicembre è caduto il primo dentino di Ginevra; tra una settimana Adelaide farà sei anni e con lei tutta la famiglia abbandonerà la prima fascia d'età, quella che unisce lattanti e prima infanzia.<br />
In mezzo al dentino e al compleanno sta correndo il periodo natalizio, piuttosto anonimo per noi, salvato dalla mattina dei regali e dall'attesa di Babbo Natale, ultimo eroe dei nostri tempi. Eppure una piccola crepa si è insinuata nella magia, perché un compagno di Ginevra dice che <i>i regali non li porta Babbo Natale, ma sono i genitori che spendono i soldi</i>. Che assurdità! Lei non ha detto di credere a questa versione dei fatti, eppure, prima o poi, succederà: ancora una o due visite, forse tre, infine il ciccione con la barba bianca vestito di rosso sarà smascherato e non si infilerà più nel camino, le sue renne non mangeranno più le carote in terrazza, i suoi folletti non verranno più a farci visita.<br />
<br />
Come il primo dentino di latte, come i sei anni, non tornerà, ucciso dalla ragionevolezza, sconfitto dalle leggi della fisica. Quel momento verrà, ma non è oggi. Oggi, per fortuna, abbiamo solo un dentino in meno e un anno in più.<br />
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<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-80843801118021928882017-11-09T14:34:00.001+01:002017-11-09T14:35:40.088+01:00Hamburger & Patatine<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-Eb8c8XlVKbE/WgRY9KE4n8I/AAAAAAAAC6Q/3-iphhGvEXEywvMN3A6yO1hjuwuJCOH4ACLcBGAs/s1600/hamburger-dog.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="528" data-original-width="500" height="320" src="https://1.bp.blogspot.com/-Eb8c8XlVKbE/WgRY9KE4n8I/AAAAAAAAC6Q/3-iphhGvEXEywvMN3A6yO1hjuwuJCOH4ACLcBGAs/s320/hamburger-dog.jpg" width="303" /></a></div>
<br />
Più va avanti questa storia dell'essere una famiglia, e più la vita è una sequenza di scenette.<br />
Me ne sono appuntate due in testa, ci tenevo a condividerle perché rimanessero in memoria anche qui (lunga vita a Blogger.com e a Google)<br />
<br />
<b>Scenetta numero 1</b><br />
<br />
- Ginevra, come si dice cane in inglese?<br />
- ...<br />
- Dai, è facile, lo abbiamo detto un sacco di volte.<br />
Il suo sguardo perso verso il soffitto.<br />
- Ricorda il nome di un panino, dai che lo sai...<br />
- Ah sì.. cane si dice hamburger!<br />
<br />
Era hot-dog, comunque.<br />
<br />
<b>Scenetta numero 2</b><br />
<br />
Adelaide, durante la cena, all'improvviso:<br />
- Mamma, ma come nascono i bambini?<br />
Mio sguardo perso nel soffitto. La domanda comincia con <i>Mamma. Deve </i>rispondere lei.<br />
- Le mamme dentro la pancia hanno un piccolo uovo, e quando si incontra col seme di papà, nasce un bimbo.<br />
Adelaide (dopo aver contato fino a dieci):<br />
- Sì, ok, ma il semino di papà come ci arriva nella pancia?<br />
- Passa dalla patatina.<br />
Altri pensieri che si muovono nel cervello. Vedo le rotelle che girano. Anche Ginevra si mostra interessata all'argomento, ma resta in silenzio.<br />
- Ok mamma, ma papà COME CE LO METTE il semino?<br />
Io, nel frattempo, continuo a mangiare anche se il piatto è vuoto da dieci minuti.<br />
- Eh, come ce lo mette, avvicina il pisellino alla patatina...<br />
Uno, due, tre.<br />
Risate, fragorose, di entrambe le mie figlie.<br />
Per fragorose intendo come quando ridono per il solletico, senza controllo...e mi chiedo ancora adesso, ma cosa c'è da ridere?!? :-/<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-10378985392099294322017-09-14T18:25:00.002+02:002017-09-14T18:25:10.111+02:0014 Settembre 2017<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-qj4z98TVeXk/WbqtSjxf_wI/AAAAAAAAC3g/B5NDd_vtIAUQJPp50yFTukeYDej2OM-lACLcBGAs/s1600/primogiornodueprime.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="938" data-original-width="901" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-qj4z98TVeXk/WbqtSjxf_wI/AAAAAAAAC3g/B5NDd_vtIAUQJPp50yFTukeYDej2OM-lACLcBGAs/s320/primogiornodueprime.jpg" width="307" /></a></div>
<br />
<br />
14 Settembre 2017, ore 9 a.m...la presa della Chiabrera! :-)<br />
<br />
Oggi, a dispetto di chi voleva dimezzare le classi prime, siamo entrati tutti nella nostra scuola... e ho perso il conto dei sorrisi disegnati sui nostri volti :-D<br />
<br />
Dopo una battaglia estiva, dopo aver conquistato, iscritto dopo iscritto, una ragionevole certezza, mai ufficiale, ma sempre più vicina alla realtà.<br />
<br />
Dopo essere diventati, molti di noi, da sconosciuti ad amici, stamattina ci siamo ritrovati tutti davanti allo stesso cancello, portando in prima tutto il gruppone della materna e qualche graditissima new entry.<br />
<br />
Siamo felici di aver regalato ai nostri bimbi la possibilità di mantenere la continuità di conoscenze, amicizie e ambiente, felici di aver dedicato tanto tempo a questo obiettivo: non sarebbe stata la fine del mondo, l'esilio in altra scuola per 11 di noi, vero è che tutto si supera, ma sarebbe stato, certamente, un vero peccato.<br />
<br />
L'ho capito oggi guardando le nostre facce, di genitori e neo alunni.<br />
L'ho capito guardando il trio di <i>peppie</i>, tra cui Adelaide, sistemarsi in prima fila, tutte vicine.<br />
L'ho capito quando ho visto che mamme e papà non hanno accompagnato, salutato, fotografato solo il proprio figlio: ci siamo mossi come un piccolo branco, all'unisono, salutando tutti i primini, uno per uno. Se ho imparato tutti i nomi anche io, che sono sempre un disastro, vuol dire proprio che a questi bimbi ci tengo davvero...le classi sono due ma sono tutti dentro lo stesso insieme!Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-52218997037512588362017-09-08T12:18:00.003+02:002017-09-08T16:49:59.583+02:00L'ultimo weekend senza obblighiIo me lo ricordo, l'esame di quinta elementare. Non era una formalità. Avevo preparato diversi argomenti, fatto ricerche, studiato. Sono emozioni e sensazioni che vanno vissute per prepararsi davvero al mondo degli adulti. E i compiti delle vacanze erano un impegno formativo, costante.<br />
<br />
Ora leggo che in Italia si sta sperimentando "l'estate senza compiti a casa", e ricordando che sono state di fatto abolite le bocciature in tutto l'arco della scuola dell'obbligo, nonchè gli esami della primaria, mi viene da pensare che l'unico dovere rimasto agli alunni sia quello della frequenza.<br />
<br />
Obbligatoria di certo, ma sufficiente per formarli, mi chiedo? Senza esami, senza la continuità dei compiti estivi, non si svaluta drasticamente il percorso scolastico? Ci sono già tanti laureati su facebook alla scuola della vita, e purtroppo ne subiamo le conseguenze ogni giorno, con la diffusione sempre più alta di notizie bufale che arrivano per vere sui nostri smartphone e talvolta fino ai telegiornali. Vogliamo aggiungere altri analfabeti funzionali alla già folta schiera, dequalificando un'istituzione fondamentale come quella scolastica?<br />
<br />
La scuola pubblica italiana era un gioiello del nostro Paese, e a mio avviso lo è ancora, perché resta in piedi, nonostante le botte prese, grazie a quella quota di docenti e dirigenti che vivono il proprio lavoro come una missione.<br />
<br />
I diritti e doveri erano principi che un tempo si studiavano, la materia era l'educazione civica. Uno dei tanti pezzettini che si sono persi per strada.<br />
<br />
E ora vedo Adelaide, all'alba del suo ultimo weekend senza obblighi, e spero che sul suo cammino incontri le migliori maestre, educatori, docenti. Spero che lei non si faccia travolgere dall'ondata di pressapochismo e improvvisazione che ci fa ormai annaspare, e che abbia una irrefrenabile voglia di imparare e di conoscere. Non mi viene in mente un augurio migliore a pochi giorni dai sui primi passi in prima elementare.<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-Y2y81rkV1rQ/WbJuWEu73NI/AAAAAAAAC3M/MT06Z0DzKcsaQqTyHZ2M8ULtLkv6BlyRQCLcBGAs/s1600/IMG-20170821-WA0030.jpeg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="900" data-original-width="1600" height="225" src="https://2.bp.blogspot.com/-Y2y81rkV1rQ/WbJuWEu73NI/AAAAAAAAC3M/MT06Z0DzKcsaQqTyHZ2M8ULtLkv6BlyRQCLcBGAs/s400/IMG-20170821-WA0030.jpeg" width="400" /></a></div>
<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-50049949494183616632017-08-18T16:42:00.000+02:002017-08-18T16:42:14.613+02:00Prima del ritorno a scuola...etichettare tutto!Già. Etichettare tutto. L'anno scorso abbiamo etichettato anche le matite. Era il primo anno di scuola di Ginevra e abbiamo cercato di aiutarla a non perdere nulla, non tanto per una questione di proprietà privata, ma per responsabilizzarla. Da quest'anno avremo lei in seconda e la primina Adelaide. Poter riconoscere i loro materiali didattici sarà molto importante, e quindi etichettare tutto con i loro nomi diventa per noi una scelta quasi obbligata.<br />
<br />
Quest'anno però, invece che acquistare etichette bianche e compilarle a mano, abbiamo scoperto un sito dove è possibile creare e ordinare le proprie etichette, il marchio è francese ma è possibile acquistare anche dall'Italia. Si chiama <a href="https://www.petit-fernand.it/" target="_blank">Petit Fernand</a>, non nasce specificatamente per etichettare materiale scolastico, perché ovviamente le etichette possono essere utili per qualsiasi oggetto.. ma è scuola che la percentuale di dispersione si alza notevolmente :-)<br />
<br />
Il sito è divertente da navigare anche insieme ai propri figli, per poter scegliere con loro i modelli grafici preferiti; vi sono anche sezioni alternative dove si propongono attività interessanti (laboratori, disegni da colorare, ricette) oltre alla semplice stampa di etichette.<br />
<br />
Noi abbiamo usufruito di una prova prodotto, le bimbe si sono divertite a scegliere le "loro" etichette e ci hanno aiutato ad attaccarle ovunque (qualcuna è stata "sprecata" per addobbare la cameretta, ma fa parte del "gioco"...)<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-7Eu24h3j05M/WYM2pu-dGgI/AAAAAAAAC2g/34CpaRDMGDAqrHMBqE0QNQHgNeZ-0BgOwCLcBGAs/s1600/etichette-petit-fernand.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="710" data-original-width="813" height="279" src="https://3.bp.blogspot.com/-7Eu24h3j05M/WYM2pu-dGgI/AAAAAAAAC2g/34CpaRDMGDAqrHMBqE0QNQHgNeZ-0BgOwCLcBGAs/s320/etichette-petit-fernand.png" width="320" /></a></div>
<br />
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<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-25615388796676459312017-06-29T11:46:00.000+02:002017-06-29T11:46:22.099+02:00Quando domani diventerà ieri, per sempreE' il posto dove mi sono commosso di più, dove il nodo è arrivato in gola ad ogni recita, ogni festa, ogni lavoretto portato a casa.<br />
<br />
Sarà che la linea del tempo dell'asilo (che ha tanti nomi: materna, scuola infanzia, ma asilo è il più indicato perché significa "luogo dell'accoglienza") si interrompe, per noi, in un periodo di battaglia scolastica, battaglia che ha unito genitori, maestre e docenti a difesa della Scuola.<br />
<br />
Sarà che per noi la materna domani si chiude per sempre, e sarà per sempre un giorno prima, uno dei tanti <i>ieri</i>, come dicono i bimbi di quest'età per raccontare qualcosa che è accaduto, che sia trascorsa un'ora oppure un anno, è sempre ieri.<br />
<br />
Sarà per questi motivi e per altri che ho dentro e che non so descrivere, sarà per questo che la malinconia oggi ha un suono così limpido, in queste ore, così puro, si mischia alla gioia della crescita e alla sindrome di Peter Pan. La malinconia produce colori e pensieri nella nostra testa, porta il passato dietro l'angolo, ai primi giorni di inserimento...<br />
<br />
I primi disegni, quando ti senti costretto a sorridere e dire <i>che bello! che brava! </i>anche se tua figlia porta a casa degli strani mostri tutti neri mentre altri compagni sono già alle casette con il sole gigante, le macchine minuscole e i componenti della famiglia tutti sproporzionati, fratelli enormi e genitori minuscoli.<br />
<br />
I primi amichetti, i primi litigi con i compagni, i primi virus. Passano i mesi, gli anni.<br />
<br />
Il tempo dell'asilo è come una grossa scatola con tanti oggetti dentro, tutti diversi tra loro. Ogni giorno qualcosa viene messo dentro questa scatola: all'inizio sembra esageratamente grande, ma piano piano si riempie, e domani sarà colma, si chiuderà a fatica, dovremo sederci sopra questa scatola affinché non esca tutto e qualche pezzo si perda, perché è difficile chiudere qualcosa che piace, difficile archiviare tre anni di vita e dedicarsi ad altro. Difficile pensare di non vedere e sentire certi volti e certe voci quotidiane.<br />
<br />
Ma come Adelaide ha imparato a vivere e a stare al mondo grazie all'esperienza dell'asilo, che ha un corpo fatto di fogli e matite ma gli occhi e il cuore sono quelli delle maestre, noi allo stesso modo impareremo a stare senza di loro. A stare senza quegli occhi e quei cuori che hanno seguito con dedizione Adelaide, che l'hanno coccolata, sgridata, accudita, abbracciata, educata, l'hanno accompagnata nello sviluppo del suo carattere, del suo linguaggio, della sua forma.<br />
<br />
E come accade a tutti i bimbi quando entrano nel corpo degli adulti, anche lei dimenticherà le sue maestre, forse non ricorderà il timbro delle loro voci e il colore dei loro occhi, ma il loro tempo, il tempo che hanno dedicato a lei, sarà con lei per sempre, così come la loro pazienza, il loro servizio, i loro insegnamenti.<br />
<br />
Noi ci impegniamo a non dimenticarci della maestra Angela, della maestra Sara, della maestra Sabrina, della maestra Simona, e di tutte le altre che formano il gruppo della materna Chiabrera, Mariuccia, Betty, Giusy, Valeria e tutte le altre colleghe, e in generale tutte le persone che negli ultimi tre anni hanno salutato Adelaide alla mattina all'ingresso e al pomeriggio all'uscita.<br />
<br />
La nostra bellissima scuola che tra le sue forti mura racchiude asilo, elementari e medie ci aiuterà a non dimenticarvi. Sarete lì al piano terra, per noi continuerete a essere lì per sempre, anche domani quando domani sarà ieri per sempre.Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-90652436830009502762017-06-22T11:39:00.001+02:002017-06-22T11:39:42.928+02:00W la ScuolaIn queste settimane noi, come famiglia, insieme ad altre famiglie e docenti coinvolti, stiamo portando avanti una piccola battaglia di giustizia sociale per difendere la scuola dei nostri figli dai "tagli".<br />
<br />
Un impegno preso anche per tutelare i figli di genitori stranieri, alcuni dei quali sono tornati per le vacanze estive nei loro paesi d'origine e rischiano di essere esclusi dalla scuola in cui hanno iscritto i loro figli, senza poter dar voce ai propri diritti, né sulle scrivanie del MIUR né in piazza.<br />
<br />
Noi lo abbiamo fatto e stiamo ottenendo un risultato, ci siamo vicini, al grido di "fino all'ultimo alunno, nessun escluso", forse ce la faremo.<br />
<br />
E' un'esperienza che ha unito noi ad altre persone che non solo a parole ritengono che la scuola sia realmente un luogo di accoglienza e integrazione, forse l'unico ambiente in cui queste parole altrimenti vuote si fanno concrete.<br />
<br />
La Scuola è un luogo meraviglioso, è il posto dove i nostri figli crescono e imparano a stare al mondo, a convivere con gli altri. Ogni battaglia per ogni singolo alunno, per ogni singola classe, per ogni singolo plesso, è una battaglia di tutti.<br />
<br />
E anche le nostre figlie hanno capito, scrivendoci questo biglietto...<br />
<br />
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://1.bp.blogspot.com/-sGMIjCACb2c/WUuQVPSqQdI/AAAAAAAAC0I/wL22C0krthA5KRDMSaE6oS4XQMZYI5zGgCLcBGAs/s1600/salviamolascuola.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" data-original-height="810" data-original-width="1440" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-sGMIjCACb2c/WUuQVPSqQdI/AAAAAAAAC0I/wL22C0krthA5KRDMSaE6oS4XQMZYI5zGgCLcBGAs/s320/salviamolascuola.jpg" width="320" /></a></div>
<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-50764973832599768152017-04-18T21:00:00.001+02:002017-04-18T21:00:31.666+02:00Vedervi ridere<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-sIVr2OrQDPA/WPZiQKOBHDI/AAAAAAAACyQ/J06IbHzWTrkiXjbe4Gf2Al1sgi6I2vZiACLcB/s1600/DSC09723.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="240" src="https://4.bp.blogspot.com/-sIVr2OrQDPA/WPZiQKOBHDI/AAAAAAAACyQ/J06IbHzWTrkiXjbe4Gf2Al1sgi6I2vZiACLcB/s320/DSC09723.JPG" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
Ti guardavo da lontano ma non troppo, mentre partecipavi all'avventura per bambini organizzata dal team del Castello di Gropparello (a proposito: chiunque voi siate, andateci!). Ti guardavo sperando di vederti ridere, e ridevi di gusto, il suono e il viso più belli del mondo, insieme agli altri piccoli cavalieri, pronti con i loro costumi e le loro spade di plastica a sfidare orchi e streghe.<br />
<br />
Adelaide l'anno in meno lo sente, in questi casi, ed e' stata un po' a fianco a me, un po' a fianco alla mamma, tranquilla, sorridente sì, anche se in modo più composto, più timido, più piccolo.<br />
<br />
Tu Ginevra, invece, ti sei goduta la giornata quasi come se non ci fossimo, noi genitori. In mezzo ad animatori e compagni conosciuti un minuto prima, sei stata nella mischia, rispettando le regole, rincorrendo l'orco, un po' in disparte, non in prima fila che non si sa mai, ma facendoti comunque trascinare dal gioco.<br />
<br />
Entrambe siete state, oltretutto, perfette cuginette maggiori della vostra piccola amica, avendone cura, prestando il fianco a quel modo di giocare quasi neonatale che voi avete ormai deposto, come le armi in fondo alla battaglia, ma non dimenticato del tutto, ancora no: le vostre mani stanno ancora tutte dentro le mie, i vostri occhi mi dicono che è ancora lunga la strada da percorrere insieme.<br />
<br />
Mi avete fatto un grande regalo in questi quattro giorni di vacanza in camper, comportandovi come le bimbe che sappiamo di aver cresciuto, e che sono cresciute con noi, partendo da niente e diventando tutto.<br />
<br />
Grazie di cuore,<br />
<br />
il vostro Papà.<br />
<br />
<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-51698928666976227232017-03-13T16:46:00.000+01:002017-03-13T16:46:08.947+01:00Un parco giochi deserto<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://2.bp.blogspot.com/-uobYK68_FUo/WMa9sIlVkvI/AAAAAAAACvk/N7SARCL4AFsHIkeG06W2GxV41MsHNyHAgCLcB/s1600/20170313_121945.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="180" src="https://2.bp.blogspot.com/-uobYK68_FUo/WMa9sIlVkvI/AAAAAAAACvk/N7SARCL4AFsHIkeG06W2GxV41MsHNyHAgCLcB/s320/20170313_121945.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
Terzo giorno di solitudine, famiglia in montagna, io a casa, tra weekend calcistici - a proposito: :-) :-) :-) - e lavoro.<br />
<br />
Sarà l'adrenalina discendente, dopo i fasti del sabato sera blucerchiato, ma oggi ho parecchia malinconia addosso.<br />
<br />
Come fanno, mi chiedo ormai da tempo ma soprattutto oggi, le persone sole, non quelle che ci sono rimaste all'improvviso, e che non l'hanno mica voluta una vita solitaria, intendo quelle che decidono scientemente di non avere una famiglia, di non cercare di costruire qualcosa di duraturo con una persona al proprio fianco e prole al seguito, anche se a volte sembra di affogare, di non essere liberi ma imprigionati.<br />
<br />
Come fanno a distinguere i momenti felici da quelli tristi, dove trovano le possibilità di riflettere su sé stessi, sul passato, sul presente, sul futuro, per migliorarsi e crescere attraverso un confronto quotidiano con altre persone sulla stessa barca.<br />
<br />
A me è mancato tutto, in questi giorni da single. Mi è mancato anche seguire Ginevra quando fa i compiti. Eppure ci sono volte (pochissime) che le lancerei addosso il diario, che mi fa innervosire, quando non ne ha voglia. Mi è mancato anche quell'aspetto dei compiti, mi sono mancate le piccole discussioni quotidiane della vita di famiglia. Scontato che manchino i momenti belli, i baci, i sorrisi, i giochi. Ma anche le complessità della vita, le cose fatte un po' controvoglia, quelle obbligatorie.<br />
Tutto.<br />
<br />
Certamente mi ha fatto piacere andare a dormire alle tre di sabato e svegliarmi alle dieci e mezza di domenica (quando mai!).<br />
Fare colazioni, pranzi e cene senza orari.<br />
Giocare alla play di pomeriggio, guardare una puntata di Under the dome, e poi rigiocare.<br />
Le commissioni a qualsiasi orario, un giro in paese senza meta, solo per fare un giro in paese e guardarsi attorno.<br />
<br />
Sono sempre stato un orso solitario, e ora vorrei che tornassero stasera e non domani?<br />
Già, non mi strappo i capelli, non piango l'assenza, ma è più o meno così: mi mancano.<br />
<br />
Perché tolto un po' di buon contorno, la vita senza famiglia è un parco giochi deserto...Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com1tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-12225450380496528862017-02-08T17:30:00.000+01:002017-02-22T17:10:57.512+01:00Tutti Nove<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://4.bp.blogspot.com/-fGCfCWmpEJM/WJsSmw5XEYI/AAAAAAAACuk/FPH0pzgrh8wUIf6KPl2NyeSrgqNADRUxACLcB/s1600/matita-vasco.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://4.bp.blogspot.com/-fGCfCWmpEJM/WJsSmw5XEYI/AAAAAAAACuk/FPH0pzgrh8wUIf6KPl2NyeSrgqNADRUxACLcB/s320/matita-vasco.jpg" width="313" /></a></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
Guardo controluce Ginevra fare i compiti, al suo fianco,
con le matite temperate dalla mamma, come quella della copertina del primo album del Kom. La rispecchiano le parole della maestra, Ginevra così ordinata, così
precisa, così metodica, tanto da andare un po’ fuori fase se la vita non scorre
com’è nei suoi desideri, nei suoi piccoli pensieri. <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Ogni giorno si mette davanti al giorno prima, qualcosa
resterà, molto andrà perso, ce la faremo tra tanti anni a ricordare che nella
sua prima pagella aveva tutti nove? O dovremo sfogliare queste parole? <o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Quanto avrà del suo oggi la donna che sarà domani?<o:p></o:p></div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
I cantanti che comincia ad ascoltare in questi suoi sei
anni, esisteranno ancora tra quarant’anni? Resisteranno come Vasco?</div>
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Lei si
ricorderà delle sue prime note, dei suoi primi balli?<o:p></o:p></div>
<br />
<div class="MsoNormal">
<br /></div>
<div class="MsoNormal">
Avrà una vita da nove in pagella?<o:p></o:p></div>
Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-79408635589671418562017-01-15T20:37:00.001+01:002017-01-15T20:37:34.787+01:00Un sentimento...L'ultima volta che nella mia famiglia un padre portò un figlio allo stadio, io ero il figlio.<div>
<br /></div>
<div>
Era Gennaio del 1989, ventotto anni fa, era una bella giornata, vincemmo 3 a 0 contro la Fiorentina in Coppa Italia, lo stadio era in costruzione, vicino a noi c'era un signore con una giacca gialla (chissà perché ho questo ricordo preciso) e ad un certo punto i tifosi fischiarono due signori che, per dar prova della loro intelligenza, dal balcone di un palazzo avevano tirato fuori un fazzoletto di colore rosso e blu. Mio padre rise dell'episodio, e anche dei cori che seguirono.<div>
<br /></div>
<div>
Anche oggi è stata una bella giornata di sole, benché gelida, non abbiamo vinto, ma l'avversario era di nuovo una squadra toscana (anche se per Adelaide sarà per sempre l'Olanda, e non l'Empoli, visto che erano in total orange :-D ). C'è stata l'emozione di un rigore parato dal nostro portiere, proprio sotto i nostri occhi; lei ha sventolato la sua bandierina, un po' in spalletta, un po' in braccio, cinque anni non è l'età perfetta per fare il proprio battesimo in gradinata ma devo dirlo, è stata davvero brava e interessata. Qualche diversivo ha aiutato (una palla con cui giocare nell'intervallo), e siamo andati via un po' prima della fine (c'è sempre una prima volta).</div>
<div>
<br /></div>
<div>
La Sampdoria, è innegabile, fa parte della mia vita e del mio albero genealogico. Mia nonna, in ospedale, dopo un tumore benigno, volle fare un breve brindisi col primario per la retrocessione dei rivali cittadini, per capire quanto di quel sangue da tifoso posso avere dentro anche io. Le partite che ho visto con mio padre, quelle non da bambino ma già ragazzino, le ricordo alla perfezione e conservo tutti i biglietti. Ricordo i gol, le coreografie, i momenti più importanti di quelle partite, e delle successive, quando ho cominciato a frequentare lo stadio da solo, senza più essere accompagnato. </div>
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<br /></div>
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La voglia di trasmettere tutto questo alle mie figlie non è qualcosa che si possa fermare, o su cui valga la pena ragionare più di tanto. La Sampdoria è un sentimento, è come dire che le mie figlie sono nate a Genova, sono bionde e il loro papà è alto e si chiama Massimiliano. E' una verità, un fatto, una caratteristica. Io spero davvero di riuscire a portarle allo stadio e che possano proseguire questa tradizione, magari accompagnandomi quando sarò vecchietto. </div>
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E' come scrivere un libro, tifare per una squadra, sapere di lasciare qualcosa che niente può portar via: la bisnonna e il nonno che hanno cominciato tutto questo non le hanno mai conosciute, ma oggi erano lì con noi, a tifare, a sventolare una bandierina, a dire "vedi...quelli siamo noi due".</div>
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-0RO8wpZU5OA/WHvPMoTHbzI/AAAAAAAACtc/Olm9w3StlmYwk7bsTu5g1rVNVUvOlvWrACLcB/s1600/dadastadio.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-0RO8wpZU5OA/WHvPMoTHbzI/AAAAAAAACtc/Olm9w3StlmYwk7bsTu5g1rVNVUvOlvWrACLcB/s320/dadastadio.jpg" width="176" /></a></div>
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Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-73384679774938472462017-01-11T14:16:00.000+01:002017-01-11T14:23:37.658+01:00I tablet non uccideranno i nostri figliI trentenni di oggi (trentenni abbondanti, ormai...) sono diventati grandicelli sparandosi dosi quasi letali di Holly & Benji e Kiss me Licia, eppure (ci sono anche io nella categoria) non siamo cresciuti pensando che tirando forte un pallone questo potesse davvero diventare ovale e lasciare scie luminose, e nemmeno credendo che colorandosi i capelli come Mirko si potesse fare strage di ragazze.<br />
<br />
La televisione non ci ha ucciso, non ci ha influenzato più di tanto e ormai non comanda e non regola più, nel modo più assoluto, l'agenda quotidiana. Di giorno in giorno viene accompagnata prima e sostituita poi da altri device, da altri mezzi, altri strumenti.<br />
<br />
Tutto ciò ha un nome e un cognome: si chiama evoluzione tecnologica e pare che molte persone - che ovviamente si muovono tutte a piedi o coi mezzi pubblici, usano le lampade a petrolio per l'illuminazione e la legna per scaldarsi - facciano fatica ad accettarla.<br />
<br />
(quattro anni fa <a href="http://diventaregenitori.blogspot.it/2012/02/digital-native-come-comportarsi.html" target="_blank">parlavo di digital native e di come comportarsi</a>, e ho scoperto che non la pensavo troppo diversamente...)<br />
<br />
E' strano.<br />
<br />
Vogliamo il meglio per i nostri figli, ma mettiamo in dubbio secoli di scienza perchè "chissà i vaccini cosa contengono". Ma quando scopriamo che il morbillo non è una malattia come tante, o che la meningite non è un mostro immaginario nascosto nell'armadio, allora i medici devono tirar fuori subito la cura. Altrimenti guai a loro.<br />
<br />
E' strano.<br />
<br />
<a href="http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/10/01/figli-e-tecnologia-togliete-quei-dannati-smartphone-dalle-mani-dei-bambini/3057348/" target="_blank">Vogliamo togliere quei maledetti tablet dalle mani dei nostri figli</a>, ma quando i ragazzini del passato scorrazzavano in giro con i <i>ciao</i> senza casco, o bighellonavano nelle periferie, nei boschi, nei quartieri malfamati, andava tutto bene. Qualcuno ogni tanto cadeva nei pozzi o se lo mangiavano i lupi, ma pazienza. Potevano respirare la libertà, vuoi mettere?<br />
<br />
E poi, dai: l'inglese meglio impararlo già ai tre anni, proviamo settecento sport diversi così poi scelgono quello che preferiscono, buttiamoli pure giù dalla montagna con un paio di scii ai piedi prima che abbiano imparato a vestirsi da soli, trasportiamoli pure in macchina senza cinture intanto vado piano, ma no, per carità, tutto ma il tablet no, eh no, mio figlio il mio cellulare non lo tocca, ma no il computer è troppo presto (in altri Paesi è un normale strumento scolastico, ma noi dobbiamo fare i filosofi mediterranei, quelli che scriveranno sempre a mano e poi a 18 anni dovranno emigrare per avere un futuro).<br />
<br />
Siamo proprio sicuri di aver identificato il problema principale, il pericolo numero uno a cui dare la caccia? Un bambino con un tablet in mano è "il male del nostro tempo" come ho visto scrivere da qualcuno?<br />
<br />
Sarò pazzo io: pensavo che la fotografia del male del nostro tempo fosse quella di Aylan, e non di un bimbo che impara divertendosi con un tablet.<br />
<br />
Quanto avrebbero dato, della loro vita, del loro tempo, del loro corpo, della loro anima, i genitori di Aylan e insieme a loro tutti i genitori che un computer non lo hanno mai visto, per poter vedere il loro figlio seduto su un normale divano, con in mano un normale tablet, a imparare l'alfabeto o fare le prime operazioni, o addirittura giocare un po'?<br />
<br />
A noi invece deve proprio farci tutto schifo, se pensiamo che il problema dell'umanità sia un bambino che gioca con un tablet!<br />
<br />
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<a href="https://1.bp.blogspot.com/-UoGhozVkiGE/WHYG7Bo9n7I/AAAAAAAACs8/IwdQNLWgyEk3mNbRrDEgeQDiVqJ3QpUmQCLcB/s1600/Aylan.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="212" src="https://1.bp.blogspot.com/-UoGhozVkiGE/WHYG7Bo9n7I/AAAAAAAACs8/IwdQNLWgyEk3mNbRrDEgeQDiVqJ3QpUmQCLcB/s320/Aylan.jpg" width="320" /></a></div>
<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-28387045966377983972017-01-01T15:00:00.001+01:002017-01-01T15:00:29.611+01:00Buona fine, migliore inizio?<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-uSULYrp-I4k/WGkKl3Hbl0I/AAAAAAAACsc/Y8fMDPkaghk9drtf1rOX2IKbYb_qAfi7wCLcB/s1600/istanbul.png" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-uSULYrp-I4k/WGkKl3Hbl0I/AAAAAAAACsc/Y8fMDPkaghk9drtf1rOX2IKbYb_qAfi7wCLcB/s320/istanbul.png" width="207" /></a></div>
<br />
<br />
Mi collego per scrivere due righe sulle ultime settimane, e per augurare come ho fatto in questi giorni buona fine e migliore inizio a tutti.<br />
<br />
Nel tempo di collegarmi apprendo quanto accaduto a Istanbul, un po' in ritardo sul fuso mediatico perché questa mattina ci siamo svegliati molto tardi, diciamo a mezzogiorno.<br />
<br />
La vecchia Costantinopoli è una di quelle città dove una famiglia come la nostra, in futuro, potrebbe decidere di trascorrere una vacanza. Nei giorni scorsi, pensando proprio a prossimi giretti da fare, per un secondo avevo valutato nella mia testa la Turchia, scartata subito perché mi sono venuti in mente gli episodi che l'hanno insanguinata nel recente passato. Ora ne leggo un altro. E non sono più fatti che riecheggiano lontani, non ci è più consentito fare spallucce e guardare avanti.<br />
<br />
Qualche giorno fa ero al cinema con le bimbe. Prima che cominciasse la proiezione, ho guardato le uscite di sicurezza, cosa che faccio sempre, ma poi il mio cervello ha aggiunto "se un terrorista entra di là, prendi una bimba sulla schiena e una in braccio e corri verso l'uscita di sicurezza opposta. Dovresti farcela se fai in fretta".<br />
<br />
Io non so quali e quante regie vi siano dietro al sangue che scorre nel mondo. Posso dire che l'11/9 per noi occidentali ha cambiato la storia, ci ha indelicatamente sbattuto in faccia che le stragi non appartengono solo alla parte sfortunata del mondo. E dopo tanti anni, questa rete del terrore è riuscita a far breccia anche nei nostri cervelli. Selezioniamo le mete turistiche in base alla probabilità statistica di un attentato, ci figuriamo che da un momento all'altro al cinema possa entrare qualcuno armato e spararci addosso.<br />
<br />
E' tremendo. E pur soffrendo di recentismo, quello che scrivo affonda nel trapassato della storia dell'uomo: i libri ci raccontano che l'umanità non ha mai vissuto lunghi periodi in cui fosse la pace a regnare sovrana e incontrastata. Che sia intestina, civile o mondiale, la guerra, insieme alla violenza congenita, e ai tentativi di prevaricazione - di potenti verso sudditi, di Nazioni verso altre Nazioni, di popoli su altri popoli, scandiscono la Storia e ne stilano il calendario.<br />
<br />
Ci siamo ormai abituati, conformati a questo stato di cose. Tutti i nostri nonni la guerra l'hanno avuta in casa, e quando i Capi della Terra ci ricordano che quello in cui viviamo è il più lungo periodo di pace mondiale, mentono. Le guerre civili, le battaglie per centimetri di territorio, gli attentati, le guerriglie urbane, rappresentano la Terza Guerra Mondiale Quotidiana.<br />
<br />
Ci siamo dentro, ogni giorno, e certamente io avrei voluto scrivere altre cose, oggi, raccontare come stanno andando queste feste, aggiungere un altro capitolo alla storia della nostra famiglia.<br />
<br />
Ma non me la sono proprio sentita.<br />
<br />
In ogni caso buona fine, qualunque cosa sia finita, e migliore inizio, qualunque cosa sia cominciata.<br />
<br />Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com2tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-45095580208521641682016-11-16T11:26:00.003+01:002016-11-16T11:26:26.016+01:00ON the shoulders (di nuovo)Estate 2014, Barolo, Collisioni Festival, due ore abbondanti di concerto di Elisa con Ginevra in spalletta, due anni e molti chili di meno.<br />
<br />
Autunno 2016, ieri, Genova, ON Tour 2016, la cantante è la stessa (cantante, ballerina, autrice, performer, una piccola Madonna), ma questa volta ho preso due posti a sedere perché "Ginevra, non ce la faccio a tenerti tutto il concerto in spalla, magari andiamo giù per le ultime canzoni, ok?"<br />
"Sì sì".<br />
<br />
Ci accomodiamo, inganniamo l'attesa con qualche video di incidenti di macchine (le piacciono, cosa posso farci? E' una bimba splatter), lei mi dice "ma Elisa è in ritardo?". E valle a spiegare che i concerti non cominciano mai all'ora indicata sul biglietto, ma i <i>Funs</i> vogliono essere lì, comunque, prima. Sgranocchiamo due patatine (anzi venti lei, una io), al primo abbassamento di luci vedo scattare il suo sguardo, le dico "vedrai che quando diventa tutto buio tutti fanno <i>uoowowwow.</i>..lo facciamo anche noi?" "No". Che non è no di scarso entusiasmo, è uno no che suona come "papà, io non le faccio queste cose da cretini". Ah.<br />
<br />
Alle 21:29 Elisa schiaccia il tasto ON e lo show comincia. E' uno show ben costruito, noi seguiamo con attenzione timida, e a metà della prima canzone Ginevra mi guarda e mi sussurra, "papi quando andiamo giù?". Io sento già una fitta al collo e provo a resistere, ma la verità è che non vedo l'ora di scendere, non vedevo l'ora che me lo chiedesse, anzi ho organizzato tutto perchè arrivasse questo momento, prenderla in spalletta e andare il più vicino possibile a quel palco rotondo, per vivere la serata alla grande.<br />
<br />
E così, eccoci, scendiamo, mano nella mano, zaino con palloncini, e in pochi secondi siamo lì, tra la folla. Salto e sento che saltella anche lei, la intravedo alzando lo sguardo che mi fa segno di sì con la testa, il segnale concordato per dire che va tutto bene e si sta divertendo. A metà concerto torniamo a sederci, passiamo il momento tristezza con brevissima crisi di pianto (Yashal, Alleluja, Almeno tu nell'universo, tutte di fila, comprensibile per una bimba che ha appena fatto sei anni), il sonno passate le 22:30 si fa sentire e le faccio la domanda che non vorrei farle: "se sei stanca possiamo andare, sei stata bravissima, anche se il concerto non è finito, ti capisco..." (retropensiero: no dai...andiamo via senza sentire Together, Rainbow e Cure Me? Ma che scherziamo?). Lei dapprima dice sì, sono stanca, e allora ci prepariamo per uscire in bagno sulle note di With The Hurt... ci provo: "quindi andiamo via, ok?". A quel punto ha un'illuminazione, vede la <i>pietas </i>nei mie occhi, sembra regagita, e dice "no, rientriamo!".<br />
<br />
Spalletta, dal palco? Sì. Ok! siamo già vestiti, ho già la giacca ma non voglio perdere tempo per toglierla,so che avrò un caldo pazzo ma non importa, corriamo sorridendo verso quelle luci e quella voce mentre attacca <i>"c'è, un principio di magia, tra gli ostacoli del cuore..."</i><br />
Siamo ancora ON, dentro il concerto, e ci sentiamo vivi.<br />
<br />
Il finale è Cure me, e voglio saltare più alto che posso, le chiedo se vuole saltare altissima, la risposta la so già, questa canzone è fatta apposta per prendere il tempo e poi balzare, cure me, cure me <i>you know I would die for it...</i><br />
<i><br /></i>
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://1.bp.blogspot.com/-k0IRNMo2aBs/WCwzImyyx1I/AAAAAAAACq0/fa-X4AiC61En763p9CK3MQwStoPvxjJYQCLcB/s1600/ontour.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="180" src="https://1.bp.blogspot.com/-k0IRNMo2aBs/WCwzImyyx1I/AAAAAAAACq0/fa-X4AiC61En763p9CK3MQwStoPvxjJYQCLcB/s320/ontour.jpg" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Foto scatta da Ginevra dall'alto delle mie spalle :-)</td></tr>
</tbody></table>
<i><br /></i>Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-14649468566545878902016-11-03T04:15:00.000+01:002016-11-03T04:15:17.982+01:00La terza infanzia<div style="text-align: justify;">
Non le piacciono i compiti in cui bisogna tratteggiare lettere e numeri, li detesta proprio, preferisce scrivere in totale libertà. Fa i capricci se c'è il riso nel piatto. Non le piacciono i pomodori, ne mangia pochi e solo quelli dell'orto. Quasi tutto il resto lo mangia, ma è un po' troppo schizzinosa per i miei gusti. Si veste e sveste da sola, si lava da sola. Va matta per Frozen e la colonna sonora, ma anche per Vorrei ma non Posto, e negli occhi di papà per Elisa e per la Sampdoria. Quando descrive una situazione accaduta, fa la scenetta e replica i gesti intitolando nomi e azioni. Alcune cose le dice sottovoce, con la mano sulla bocca, pensando davvero che gli altri non sentano. Sgrida la sorella imitando le nostre voci e i gesti. Intuisce dal mio tono di voce se sono sereno o arrabbiato. Ormai da tempo va in bici senza rotelle, in camper vorrebbe dormire nel letto di sopra ma non protesta perché vuole troppo bene ad Adelaide. Non la entusiasma camminare, è bravissima a basket, per quest'anno ci "accontentiamo" di ginnastica artistica: dopo il primo allenamento di prova avrebbe voluto una coppa, chissà se un giorno ne vincerà davvero una. Sta migliorando nel disegno fine, sempre meno grossolana e sempre più precisa nei confini dei disegni e nella scelta dei colori. E' altissima. Ha dei capelli foltissimi, ci metto una vita ad asciugarli col phon, lei non me lo dirà mai ma il momento dell'asciugatura le piace, anche se dopo un po' si stufa e se sono ancora umidi e bisogna ripassarli fa i versacci. Vuole fare i buchi all'orecchio per mettere gli orecchini, si è organizzata con la mamma per chiedermelo allo sfinimento fino al mio sì, e quando ho accettato ha cominciato ad avere paura ("una mia amica ha detto che fa male"). Eh sì, ha le sue amichette, e anche un, ehm, ehm cough, cough, amichetto. E' una guida, un faro, per Adelaide, che aspetta che sia la prima a decidere e poi si adegua, la segue come un'ombra. Lei tiene molto al suo ruolo di sorella maggiore, è la sua custode, la difende quando la sgridiamo, la consola quando piange, ride alle sue battute e alle sue piccole follie.</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
Non sarà speciale agli occhi del mondo, non farà cose che altri bimbi non fanno, ma ogni passo che ha mosso gliel'ho visto muovere, ogni lacrima che ha versato l'ho vista cadere, ad ogni gioco con cui ha giocato, ho giocato anche io, ogni foglio che ha colorato l'ho guardato con attenzione, ad ogni sorriso che mi ha fatto ho sorriso di rimando, dopo ogni sgridata abbiamo fatto pace...</div>
<div style="text-align: justify;">
<br /></div>
<div style="text-align: justify;">
...c'è qualcosa di più compiuto, definitivo e totalizzante nella vita?</div>
<div style="text-align: justify;">
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<div style="text-align: justify;">
Auguri mia cara primogenita...:-)</div>
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<br /></div>
<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-kfEd6XLMSmg/WBozEGHY9dI/AAAAAAAACpo/E8_lCCjus3EJKrEhk_7Ptgrvrw-umq1zwCLcB/s1600/gin6.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="320" src="https://3.bp.blogspot.com/-kfEd6XLMSmg/WBozEGHY9dI/AAAAAAAACpo/E8_lCCjus3EJKrEhk_7Ptgrvrw-umq1zwCLcB/s320/gin6.jpg" width="320" /></a></div>
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Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-50424038770519183902016-09-30T12:06:00.000+02:002016-09-30T12:06:01.053+02:00Mamma voglio la coppa (e la coppa gelato)<div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">
<a href="https://3.bp.blogspot.com/-xiOoMDo41cM/V-447LmXfXI/AAAAAAAACoY/xumoxqBN_8sIWPu_2EBHkg0HtGcjRET6gCLcB/s1600/biles-ginnastica-artistica.jpg" imageanchor="1" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="213" src="https://3.bp.blogspot.com/-xiOoMDo41cM/V-447LmXfXI/AAAAAAAACoY/xumoxqBN_8sIWPu_2EBHkg0HtGcjRET6gCLcB/s320/biles-ginnastica-artistica.jpg" width="320" /></a></div>
<br />
<br />
Una cosa non ancora raccontata qui, ma meritevole.<br />
Abbiamo intrapreso il lungo percorso verso l'oro olimpico.<br />
<br />
Due settimane fa, primo giorno di ginnastica artistica, per entrambe.<br />
Prima lezione aperta anche ai genitori. La mamma rimane a guardarle, fa due foto, loro sgambettano, fanno due capriole, due corse, una trave.<br />
Finita l'ora, vanno a cambiarsi (da sole), escono e si avviano verso l'uscita.<br />
Ginevra si immobilizza, e timidamente chiede alla mamma: "ma, mamma...non ci hanno dato niente?"<br />
Mamma che giustamente non capisce la richiesta: "in che senso amore?"<br />
Ginevra, ancora più immobile e timida, punta lo sguardo verso una bacheca e dice: "una di quelle coppe, io la volevo..."<br />
<br />
Voleva la coppa dopo la prima lezione :-D :-D :-D :-D<br />
<br />
Quando me l'hanno raccontata, giusto perché non avrei riso abbastanza, Adelaide aggiunge: "io invece volevo la coppa gelato" :-D :-D :-D :-DMassimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-20804614333126937622016-09-14T09:00:00.000+02:002016-09-14T09:00:05.977+02:0014 Settembre 2016Il primo giorno di scuola della prima elementare: non ricorderemo, negli anni a venire, il giorno esatto, ma ricorderemo cosa c’è stato dentro, e dietro, con quali bagagli Ginevra è arrivata fino ad oggi, fino alla soglia di un viaggio che durerà 8 anni, due cicli scolastici “dell’obbligo” che la condurranno nel pieno dell’adolescenza.<br />
Ci entra bambina, uscirà quasi adulta.<br />
<br />
A questo banco l’abbiamo accompagnata noi, niente di miracoloso, niente di strano, niente che anche tutti (o quasi) gli altri genitori abbiano già fatto, fanno o faranno. Vero, sì. Però poi leggi nelle cronache di una madre che sapeva delle violenze subite dalla figlia e ha taciuto, leggi di una coppia di eroinomani trovati in overdose con a fianco il figlio di quattro anni, e allora pensi che arrivare a questo giorno e a questo banco, di fronte ad una lavagna e ad una cattedra, non sia così scontato. E ancor di più arrivarci in salute e con una famiglia alle spalle su cui poter contare.<br />
<br />
Andare a scuola e andarci così, è una vera fortuna. Ginevra sembra ben predisposta ad imparare, ad apprendere, ma non ci stancheremo mai di ripeterle quanto importante sia, quanto prezioso sia avere il diritto di potersi sedere in un’aula e diventare grandi, leggere, scrivere, far di conto, concretizzare i pensieri, farli propri, formarsi nella mente progetti e opinioni.<br />
<br />
Una delle lezioni di mia nonna: <i>mi è sempre dispiaciuto non poter proseguire negli studi, perché mi piaceva così tanto conoscere, studiare, imparare</i>. Perché, aggiungo io, la scuola non è uno scoglio da superare, ma una nave su cui imbarcarsi per poterli superare, quegli scogli.<br />
<br />
Con questo pensiero stiamo portando, questa mattina, Ginevra al suo primo giorno: sperando che nella sua vita non manchi mai la volontà, il desiderio di applicarsi in ogni cosa che farà, e di confrontarsi con ogni spigolatura che incontrerà sul suo cammino.<br />
<br />
<table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody>
<tr><td style="text-align: center;"><a href="https://3.bp.blogspot.com/-SvGGw0WC7R0/V9e0grgZaiI/AAAAAAAACn8/aKRCQWA7wrgKPXtbN-F2MI64mjDgiHPLACLcB/s1600/DSC04477.JPG" imageanchor="1" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" height="240" src="https://3.bp.blogspot.com/-SvGGw0WC7R0/V9e0grgZaiI/AAAAAAAACn8/aKRCQWA7wrgKPXtbN-F2MI64mjDgiHPLACLcB/s320/DSC04477.JPG" width="320" /></a></td></tr>
<tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">Pescando tra i ricordi...com'eri...</td></tr>
</tbody></table>
<br />
<br />
<br />
<br />
<br />
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</div>
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Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0tag:blogger.com,1999:blog-428789109339802876.post-71938252584620481662016-09-01T16:45:00.002+02:002016-09-01T16:46:33.371+02:00Nessun tabù<i>- Mamma, ma muore prima papà o te?</i><br />
<i><br /></i>
Lo ha chiesto davvero, Ginevra, alla mamma, a freddo. Senza preamboli, senza aver avuto contatti con la morte, forse frullando nella sua testa qualche pensiero e trovando poi il coraggio di chiedere.<br />
<br />
Rispondere ad una domanda del genere vuol dire addentrarsi in un territorio liquido.<br />
Noi abbiamo sempre, sempre, sempre scelto la strada della realtà e della chiarezza, quando si tratta di argomenti di un certo peso. La risposta è stata in linea con questa strategia: non lo sappiamo di preciso, probabilmente saremmo entrambi vecchietti, ma non possiamo sapere chi morirà prima. Ogni vita ha un suo tempo, e vale per tutto. Persone, animali, piante, stelle. Alcuni vivono poco (per esempio la nostra povera tartaruga...), alcuni un po' di più, altre cose <i>vivono</i> tantissimo, come le stelle, che sono lì da prima che nascessimo e saremo lì quando non ci saranno più i figli dei nostri figli...<br />
<br />
La morte è qualcosa di reale, di vero, è l'unica certezza che abbiamo insieme a quella di esser nati. Inutile essere evasivi (aldilà del proprio credo), allontanare il pensiero. Rispondere "non ci pensare" poteva essere un modo per tagliare il discorso, ma a Ginevra sarebbe rimasto il gusto del dubbio.<br />
<br />
Di morte avevamo già parlato in famiglia. <a href="http://diventaregenitori.blogspot.it/2016/01/ricorrenze-intorno-alla-vita-che-scorre.html" target="_blank">Qui</a> e <a href="http://diventaregenitori.blogspot.it/2015/06/pallina-e-neve-e-un-film-da-rivedere.html" target="_blank">qui</a>.<br />
Io spero che non ci saranno mai, da noi, argomenti tabù.<br />
Spero di poter parlare di tutto con le mie figlie, anche quando saranno più grandi, quando finiranno il percorso scolastico che Ginevra sta per cominciare, quando forse preferiranno chiudersi a riccio piuttosto che parlare apertamente col papà, anzi col padre.<br />
<br />
Spero, e coltivo questa speranza, come si coltivano i fiori, perchè come direbbe Munch,<i> dal mio corpo morto nasceranno dei fiori, e io sarò in loro, e questa è l'eternità!</i><br />
<i><br /></i>
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<a href="https://3.bp.blogspot.com/-xJ4dDXS4bQo/V8g_AvLvx5I/AAAAAAAACm0/XwzZl-o0bBILQ06pRPz2IlS9qydbS67nACLcB/s1600/quote-Edvard-Munch-from-my-rotting-body-flowers-shall-grow-92904.png" imageanchor="1" style="clear: left; float: left; margin-bottom: 1em; margin-right: 1em;"><img border="0" height="145" src="https://3.bp.blogspot.com/-xJ4dDXS4bQo/V8g_AvLvx5I/AAAAAAAACm0/XwzZl-o0bBILQ06pRPz2IlS9qydbS67nACLcB/s400/quote-Edvard-Munch-from-my-rotting-body-flowers-shall-grow-92904.png" width="400" /></a></div>
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Massimilianohttp://www.blogger.com/profile/02616823899086311751noreply@blogger.com0