Anche i papà hanno il pancione?

Quando ho visto che il tema del mese su Genitori Crescono era "Uomini.Padri."  ho pensato...questo non è solo il tema di un post, è il tema del mio blog. E' il tema di tutta la mia esistenza, fisica (a casa) e virtuale (qui).

Un'esistenza di una famiglia allargata, qui un po' romanzata con gli occhi del papà, diversi da quelli materni, occhi che affrontano la genitorialità in diagonale, a volte socchiusi, a volte spalancati, prodighi di consigli o di dubbi, esperti e un attimo dopo spaesati.

Perchè per me essere padre è un continuo turbamento dell’anima. Ed è riappacificazione. E’ non spegnere mai il cervello, ma depositarlo in un cassetto appena possibile, per riposare un attimo. E’ essere attesi a casa dalla propria famiglia, volare per arrivare presto oppure ritardare il ritorno a casa per altri impegni e dirsi "e vabbè, ogni tanto ci può stare".


Essere padre è essere attivi, è conoscere i propri figli, fare anche le cose che fa la mamma, senza esagerare con le commistioni di ruoli. Tipo tette artificiali di Mi Presenti i Tuoi. No, quello no. Non mi donano i seni di plastica. Ma (quasi) tutto il resto sì. I papà fanno fatica a descriversi e a convivere fuori dallo stereotipo del padre che ogni giorno va a lavorare, torna a casa, gioca un po’ coi figli, cena con loro, poi tutti a nanna e si ricomincia. Sì, c’è tutto questo ma c’è ben altro. Pensieri, incazzature, paure, disagi, gioia incredibile ma anche desiderio di altro.

Essere padre è avere il pancione pieno di cose da dire, da insegnare e da imparare. Ci sta di tutto, dentro. A differenza del pancione materno, il pancione del papà non ospita fisicamente i figli, ma è in continuo divenire. Aumenta di dimensioni, si contrae, si dilata, si riempie, si svuota. Anche quando la mamma è tornata al suo peso forma (ma sì, dai, prima o poi tornano!), il papà è ancora lì che pensa che è tutto vero, che in casa non c’è più solo una donna con cui discutere, battibeccare, per poi ricordarsi che anche quello è amore. In famiglia, tra quelle mura, qualcosa di definitivo è mutato. E’ arrivato lui, o lei, o loro, a seconda dei casi.

Io sono un papà che è rimasto a casa per un po', dopo l'arrivo della prima e della seconda creatura. In totale ho contato quasi 60 giorni di congedo, due mesi. Ce l'ho fatta anche perchè ho un contratto di lavoro che mi ha agevolato. Ma non è mica stato tutto facile. Insomma, certi giorni ho pure pensato "forse potrei tornare a lavorare qualche giorno prima". E invece no, il congedo ripensandoci me lo sono goduto appieno, anche nei momenti no.

E talvolta mi chiedo se tutti i papà, anche potendo dal punto di vista economico, sarebbero disposti a rimanere due mesi a casa con i propri figli. Che vuol dire fare tutto, non solo giocarci insieme... forse anche questo è un tema, o un contro-tema: sono davvero i papà italiani a chiedere a gran voce più giorni di congedo, o è piuttosto un coro disperato di madri che gradirebbero la presenza forte del partner nelle prime settimane che seguono il parto?

Questo post partecipa al blogstorming

Commenti

  1. Che dire....fossero tutti come te i papà!!!

    La mia esperienza è un pò diversa (anche io ho partecipato al blogstorming)....ma credo fermamente che sia il padre a decidere che tipo di padre vuole essere...non è la società...non è la madre....non vi niente e nessuno che possa allontanarlo da quello che vuole essere.

    Moonlitgirl

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    1. Verissimo. Se facciamo scrivere il mio post a 1 milione di papà diversi, avremmo probabilmente 1 milione di post diversi :-)

      Se fossero tutti come me...macchè... ma io ho i miei super-difetti, ho le mie incazzature, ho le mie giornate che "quando torno a casa vorrei sdraiarmi sul letto e spegnere il cervello". Ieri, per dire, giornata di m.... mal di testa, nausea, a lavorare sembravo uno zombie...a casa avrei voluto dormire 116 ore di fila...Poi arrivi e...quella lì, la più grande delle due, ti sorride e... ti lasci dietro tutto. E quella più piccola la guardi svegliarsi e aprire i suoi fanali....e le sorridi e giochi con loro, e mia moglie che mi ha vedeva più attivo mi dice: "stai meglio o ci provi a stare meglio?". E io: "sto male come prima ma ci provo".

      Quello che mi preme sottolineare è che talvolta i padri "si nascondono" dietro l'abitudine sociale ad essere visti come quelli che vanno a lavorare, come "quelli che vanno via alla mattina e tornano alla sera", come quelli che "io lavoro"... Fermo restando che niente può allontare un papà da quello che vuole essere, a volte "un incoraggiamento" può essere determinante. E' uno dei tanti motivi che mi spinge ad essere così attivo su Internet nel mio ruolo di papà-blogger. Per dire che il papà non è costrutto sociale, un papà deve essere papà a suo modo...senza retaggi. Sapere che "là fuori" ci sono padri che se ne fregano degli stereotipi non può che far bene ;-)

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  2. Ciao. Come forse t'han già scritto 10000 volte molto interessante il tuo blog, soprattutto per un papà con una figlia alle elementari e quindi la tenera età delle tue pargole e le gravidanze "appena" portate a termine mi riportano indietro nel tempo. Scritto questo, aggiungo che ti ammiro perchè, nonostante che immodestamente mi ritenga un padre presente e attivo, onestamente mai avrei pensato di chiedere a suo tempo il congedo parentale che qua in Italia (sicuramente per nostri limiti culturali) suppongo sia una procedura richiesta pochissimo dai papà al contrario di quanto avviene all' estero (penso ai paesi scandinavi).
    Max

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    1. Ciao Max,
      sicuramente è una procedura richiesta poco, spesso per problemi economici. Io da contratto ho potuto prendere congedo con stipendio all'80%, ma nella maggiorparte dei casi lo stipendio è al 30%...e per moltissime famiglie avere uno stipendio al 30% significa non poter più vivere...
      è pur vero quello che ho scritto nel post..siamo sicuri che in Italia (per diversi motivi, retaggi culturali, rischio carriera ecc...) siano davvero così tanti i papà che sarebbedo risposti a prendere MOLTI giorni (per non dire mesi) di congedo, anche avendo le possibilità economica? E con questo non ho nessun pregiudizio, ma siccome in questo periodo va un po' di moda urlare "vogliamo il congedo per i papà", sarei curioso di vedere all'atto pratico quante richieste verrebbero fatte...

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  3. Riciao. L' aspetto economico non l' avevo accennato ma ovviamente come hai scritto anche tu quel 50% di differenza tra il 30 e l' 80 il suo l' avrà fatto nel farti decidere positivamente per il congedo, anche se aggiungo, e senza voler fare il solito discorso qualunquista, che di questi tempi anche un 20% in meno di "palanche" nella busta paga contano eccome e che quindi sicuramente quei soldini ti avrebbero fatto comunque comodo.
    Ribadisco la mia ammirazione per la tua scelta controcorrente perchè se ad esempio adesso dovesse nascermi un un figlio/a darei ben volentieri tutto l' aiuto e la disponibilità possibili ma dubito che chiederei il congedo parentale a meno di "gravi" motivi per i quali sia assolutamente necessaria la mia presenza. E questo non, ad esempio, per motivi di carriera lavorativa ma essenzialmente per limite mentale :-)
    Come hai già scritto, tra l' altro, il congedo parentale va valutato nella sua completezza perchè se da un lato ti godi delle emozioni normalmente destinate alla sola mamma, d' altro canto non è sempre facile stare così a stretto contatto con la propria compagna nei primi momenti splendidi e impegnativi e stressanti al tempo stesso in cui il pargolo o la pargola arrivano in casa.
    Max

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  4. Io credo che sono davvero pochi i papà che resterebbero a casa DA SOLI coi propri pupi. Un conto è affiancare la mamma, un conto è prendersi cura del bambino da soli. Soprattutto se i bambini sono due o più. Probabilmente la maggior parte dei papà sarebbero tranquillamente in grado di farlo, ma non appartiene ancora alla nostra cultura. Magari, tra qualche decennio...
    Da mamma, ammetto: a casa coi miei bimbi preferisco esserci io, più che posso (che egoista!). Poterci restare entrambi, per qualche mese, sarebbe fantastico, ma nel nostro caso è utopia, purtroppo.

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    1. questo è vero. Meno vero se parliamo di un bimbo solo. Ora che sto vivendo la vita con due che in due hanno 21 mesi, la vita con un solo figlio direi che è affrontabile tranquillamente da chiunque.
      Con due è vero che penso spesso "come fa mia moglie tutto il giorno tutti giorni"? :-) E anche per questo quando ho potuto, quando posso e quando potrò sarò a casa con loro. Non per poca fiducia, assolutamente. Mia moglie sarebbe in grado di badare a 10 figli da sola. Ma il punto è condividere, è prendere il buono e il meno buono (per trasformarlo in meglio) della genitorialità. Insieme. In due, in tre, in quattro.

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  5. In questo momento invidio molto tua moglie e le tue bimbe.
    Un abbraccio :-)

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  6. Ciao, arrivo qui dalla pagina del Blogstorming.
    é molto interessante sentirti descrivere la paternità da un punto di vista maschile. Sembra quasi un paradosso, ma anche per quanto riguarda il tema di questo mese i contributi arrivano per la maggioranza da mamme che parlano del modo di essere padri dei loro compagni. Macroscopicamente parlando troverai certamente una percentuale di gran lungo maggiore di mommy-blogger che non di daddy-blogger (eccola qui l'eccezione che conferma la regola) e io credo che già questo fatto rispecchi un poco il modo differente di sentire i due ruoli da parte dei loro interpreti... la mamma completamente investita da esso, al punto da farne il tema principe dei suoi interessi attuali, al punto da dedicarvi un diario on-line! Il padre desideroso di esserci di più, ma purtroppo impedito da tanti fattori...
    Eppure il padre dovrebbe essere il ponte ideale tra la famiglia e il mondo esterno, tra ciò che è noto e rassicurante e ciò che spaventa e attrae insieme lì fuori. io credo che il ruolo fondamentale del padre sia questo, e troppo spesso viene eluso da padri troppo assenti o padri troppo distaccati, padri troppo calati nel ruolo di compagni di giochi o padri che rimangono all'ombra delle madri. Forse il problema fondamentale è quello di renderli consapevoli di quale sia la loro funzione, importante, imprescindibile nel contribuire a consolidare nei propri figli quella sicurezza di sè, forti dell'appoggio costante di due figure genitoriali con ruoli differenti ma complementari.

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    1. ho notato anche io che il tema del mese è affrontato più dalle mamme che dai papà. Dobbiamo considerare che è anche questione di tempo e opportunità. Molti padri probabilmente vorrebbero (tenere un blog) ma non possono (banalmente se sono spesso in giro, se non hanno accesso al pc ecc...).Quindi non credo che la penuria di papà-blogger sia un indicatore per capire che i ruoli sono sentiti diversamente...almeno non l'unico indicatore.

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