Ribellione

 
Questo post ha avuto una gestazione molto lunga. Tratta un argomento che tutti i genitori del mondo prima o poi affrontano: quel momento in cui i propri figli si trasformano da tranquilli oggetti d'arredo a personcine con un carattere ben preciso, che spesso sfocia in azioni e comportamenti di sfida verso l'autorità. Noi ci siamo dentro. Nulla di tragico, ma l'autorità paterna e materna viene messa in discussione quasi sempre. A volte per gioco, spesso con impavida serietà.

- Ginevra, stai seduta a tavola finché non abbiamo finito.
- No.

- Adelaide, dobbiamo fare l'aerosol.
- No.

- Adelaide, è l'ora di vestirsi.
- No.

- Facciamo i bagnetti.
- No.

- ...
- No.

Anche quando evitiamo di porre delle domande, fornendo direttamente delle indicazioni precise, ordini o minacce tipo sediciancoranomenevadoviapersempre, la prima risposta è il più delle volte no.
Anche quando forniamo alternative, un metodo consigliato da molti, otteniamo in risposta un doppio no.

Uno, due, tre, dieci, cento no.
Poi anche basta!

Così capita, ad esempio, di dover mettere Ginevra in un angolo, letteralmente, chiusa tra il tavolo e me stesso, non trovando altro modo per farle rispettare una regola. Si sta a tavola finché tutti non hanno finito di mangiare. Una regola più o meno sempre rispettata, principalmente perché alle nostre bimbe piace mangiare. E perchè fino a pochi mesi fa erano entrambe legate al seggiolino.
Ma da quando Ginevra è scesa dall'alzasedia accomodandosi su una sedia "da grandi", la situazione è piano piano cambiata, fino a sfuggirci un po' di mano.

Da ieri sera abbiamo forzato la mano, introducendo "il permesso": se ci si vuole alzare da tavola, si chiede permesso. E si rispetta la decisione dei genitori.
Vedremo se e quanto e per quanto durerà.

La ribellione, insomma, va affrontata con l'elmetto...fermi in trincea, senza arretrare, ma senza dimenticare la dolcezza, chiaramente.

Facile, eh? :-)

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