14 Settembre 2016

Il primo giorno di scuola della prima elementare:  non ricorderemo, negli anni a venire, il giorno esatto, ma ricorderemo cosa c’è stato dentro, e dietro, con quali bagagli Ginevra è arrivata fino ad oggi, fino alla soglia di un viaggio che durerà 8 anni,  due cicli scolastici “dell’obbligo” che la condurranno nel pieno dell’adolescenza.
Ci entra bambina, uscirà quasi adulta.

A questo banco l’abbiamo accompagnata noi, niente di miracoloso, niente di strano, niente che anche tutti (o quasi) gli altri genitori abbiano già fatto, fanno o faranno. Vero, sì. Però poi leggi nelle cronache di una madre che sapeva delle violenze subite dalla figlia e ha taciuto, leggi di una coppia di eroinomani trovati in overdose con a fianco il figlio di quattro anni, e allora pensi che arrivare a questo giorno e a questo banco, di fronte ad una lavagna e ad una cattedra, non sia così scontato. E ancor di più arrivarci in salute e con una famiglia alle spalle su cui poter contare.

Andare a scuola e andarci così, è una vera fortuna. Ginevra sembra ben predisposta ad imparare, ad apprendere, ma non ci stancheremo mai di ripeterle quanto importante sia, quanto prezioso sia avere il diritto di potersi sedere in un’aula e diventare grandi, leggere, scrivere, far di conto, concretizzare i pensieri, farli propri, formarsi nella mente progetti e opinioni.

Una delle lezioni di mia nonna: mi è sempre dispiaciuto non poter proseguire negli studi, perché mi piaceva così tanto conoscere, studiare, imparare. Perché, aggiungo io, la scuola non è uno scoglio da superare, ma una nave su cui imbarcarsi per poterli superare, quegli scogli.

Con questo pensiero stiamo portando, questa mattina, Ginevra al suo primo giorno: sperando che nella sua vita non manchi mai la volontà, il desiderio di applicarsi in ogni cosa che farà, e di confrontarsi con ogni spigolatura che incontrerà sul suo cammino.

Pescando tra i ricordi...com'eri...








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