Dove vai a Settembre?

L'anno scorso a Settembre eravamo qui. Quest'anno, invece, Settembre sarà il mese della Scuola.
"Materna", o scuola dell'infanzia, ma non chiamatelo "Asilo".
Ginevra lo sta già imparando, che si chiama Scuola, o come dice lei, quando le chiediamo "dove andrai a Settembre?": a schola.

Perchè i bimbi della materna sono piccini ma sanno fare, come recita un cartellone fatto proprio dai futuri compagni di Ginevra...



Stamattina abbiamo visitato l'istituto, letteralmente attaccato a casa nostra - giardino della scuola e giardino condominiale sono confinanti. Ci stiamo quindi attrezzando con una carrucola, per calare le bimbe dall'alto e risparmiare secondi preziosi in quelle che diverranno mattinate frenetiche di sveglia pipi hosonno colazione vestirsi tutti fuori ètardiiiiiii.

In questa scuola - così vicina fisicamente, così lontana concettualmente dall'odierno vivere - salvo imprevisti di "graduatorie di accesso", Ginevra e in futuro anche Adelaide, avranno modo di crescere, giocare, imparare, relazionarsi.
Per noi comincerà un'altra vita, l'ennesima vita dentro la vita.
Altri ritmi, altri impegni, altri confronti, altre cose di cui parlare.

Già una volta avevamo tentato la strada dell'asilo (allora, sì, era davvero un asilo), rinunciando ufficialmente per motivi di salute, e potendo contare su una preziosa ancora di salvezza: la nonna.

Ora, fermo restando questa fondamentale "ancora", abbiamo deciso di seguire l'iter scolastico, un'iter che si porta dietro sue novità bellissime e anche gli inevitabili virus, ormai non più procrastinabili (si chiama vita...). Una decisione che oltretutto sgrava la nonna da una bimba, inizialmente, e poi dall'altra.

Prima Ginevra (la iscriviamo domani), poi Adelaide, in un tempo che ora sembra lontano: Gennaio 2015, al compimento dei tre anni. Un rilascio graduale al contrario, una disintossicazione sul lungo periodo, come si fa con le droghe :-)

E per queste due piccole future ragazze, future donne, è un treno che partirà tra poco, un treno preso inconsapevolmente, e soprattutto un treno di sola andata: nel giro di due anni, entrambe le mie figlie conosceranno la quotidianità della "scuola", della comunità.
La casa, la famiglia, non saranno più gli unici luoghi, fisici e mentali, intorno ai quali tutto gira.
Se tutto va bene, metteranno i piedi fuori dal mondo scolastico tra una quindicina d'anni.
Nel 2030, o giù di lì.
Una vita dentro la vita, un mondo dentro ad un mondo.

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