Weekend melting pot

 
Sabato a pranzo da noi, una coppia italo-messicana. Ci annunciano che entro due anni potrebbero volare verso il Messico, con la loro piccola al seguito, per stabilirsi lì.

Oggi, matrimonio italo-tedesco, l'italiano è lo sposo ed è il mio più vecchio amico, quello con cui ho condiviso il banco di scuola in seconda superiore, nel millenovecentonovantasette. Nel viaggio di nozze toccheranno Capo Nord, per poi rientrare in Italia. Ma chissà, un giorno anche loro potrebbero dirci: signori, emigriamo. La Germania non è il Messico, ma la distanza si avvertirebbe.

Per mia moglie che ha vissuto tre mesi a Las Vegas, e ha amici e parenti sparsi per il mondo, forse è più facile, o naturale, accettare certe lontananze. Io non lo so, ho sempre avuto tutto qui, a Genova, a distanza di una sopraelevata al massimo. Le persone a cui tengo ce l'ho a portata di mano. Le posso chiamare e vedere nel giro di un'ora, tutte quante. Ma non sarà sempre così.

Ecco perchè questo weekend melting pot ha portato con sè un po' di malinconia, oltre alla gioia vera nel vedere amici felici, amici uniti, coppie solide, con e (per adesso) senza figli.
Malinconia perchè lo status quo di oggi si modificherà. Nessuno sa come e quando, ma l'unica cosa certa che sappiamo del futuro è che qualcosa cambierà. Un amico che parte, uno che torna, un parente che manca, un'esperienza che finisce, e due figlie che crescono. Due figlie che saranno bambine, adolescenti, ragazzine, donne, forse mogli, forse madri.
Spero, madri, perchè quando vedo la loro mamma guardarle, credo che non ci sia uno sguardo più vivo di quello.
Credo di guardarle anche io così. In un modo in cui sono si guardano altre persone, se non le proprie figlie. Le guardo vivere, ora che mi sembrano avvicinarsi, e le guarderò quando ogni giorno mi sembreranno troppo grandi, irrimediabilmente pronte a spiccare il volo, pronte a ricoprire un ruolo nel mondo.
E' questo, il ruolo di un genitore? Preparare i propri figli al momento in cui ci diranno "ciao"?