Il richiamo del blog

 
Questo è sempre stato più un diario che un blog. Un posto dove raccontare l'esperienza di un padre, più che dell'uomo. In quest'alba tra le festività ho percepito invece il richiamo del blog, la necessità di parlare attraverso la tastiera, di parlare di me. Ma il fatto è che io da due anni sono soprattutto un padre, quindi anche questo racconto comincia da qui. Da questo ruolo a metà tra l'amore e l'autorità, tra il cuore e la voce grossa di chi "deve" farsi rispettare.

Sono notti che Ginevra si sveglia e mi chiama, vuole un po' di latte e poi pretende di stare un po' in cucina. Non piange, non urla, vuole solo stare un po' abbracciata al suo papà. Una, due, tre, quattro notti, stamattina alle sei stessa scena. E nemmeno il lettone andava bene, voleva proprio stare in cucina. Non so se sia utile essere severi alle sei di mattina, ma dopo un po' di rimproveri l'ho presa e le ho detto: se non vuoi dormire facciamo colazione. Alle sei e mezza. Così abbiamo fatto, io sempre serio, lei in silenzio a stropicciarsi gli occhi e annegare il sonno nel latte. Ora è in sala che dorme sul divano.

In questa alba autoritaria le ho detto che non ci si comporta così, che la notte si dorme, che sono arrabbiato. Ma non sono io a parlare, è l'idea che "bisogna essere autoritari per farsi rispettare", a far muovere le labbra e far uscire l'aria. Sì, ci sono regole da rispettare, ci sono NO da dire, ma questa volta era proprio il caso? Aveva forse bisogno solo di un po' di coccole aggiuntive? Ho fatto male a comportarmi così?

Troppe domande in una testa stanca. Una testa che ha pianto tanto in questi giorni, dentro ai sorrisi e ai regali di Natale, questa testa stanca ha versato lacrime che non hanno bagnato niente e nessuno a parte le mie guance e qualche cuscino.

Perchè è difficile, oh, se è difficile. Trovare le risposte, comportarsi nel modo migliore per tutti, per sè stessi, per la propria famiglia, la propria moglie, i propri figli. A volte penso che dovrei essere tre persone diverse nello stesso corpo (una versione laica di "uno e trino"). Il me stesso originario, che sta bene con sè stesso. Il me stesso marito, che si sposa perfettamente con mia moglie. Il me stesso padre, che riesce a dosare cuore e autorità senza mai una sbavatura, senza mai che per osmosi l'amore entri dentro la ragione e viceversa.

E invece sono uno, uno solo, a volte troppo, altre troppo poco.
Solo come ora, in cucina, illuminato dal neon.
Solo, stanco e forse oggi un po' triste.

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